APPROFONDIMENTI: Tavole originali. Ma sono davvero una forma d’investimento?

Tavole originali. Ma sono davvero una forma d’investimento?

Una breve analisi cerca di capire se il mercato delle tavole originali possa davvero rappresentare una forma d'investimento oppure se lo dobbiamo considerare solo un mero piacere collezionistico.

Di: Piero Badalone | Pubblicato il:06/11/2012


Spesso discutendo con diversi amici collezionisti c’è sempre qualcuno che parla delle tavole originali come i trader di Wall Street parlano di spred ed indici borsistici. Si fanno valutazioni, quotazioni, discussioni sui prezzi, si parla d’investimento e di tutte quelle cose che riguardano più un mercato finanziario che uno collezionistico. E ultimamente mi è capitato d’incontrare sempre più spesso persone che sono poco (o per niente) appassionate di fumetti, ma che mi hanno raccontato di aver comprato diverse tavole originali come “forma d’investimento”.
A questo punto è interessante cercare di rispondere all’interrogativo se il mercato delle tavole originali possa  davvero  rappresentare un settore nel quale investire i propri risparmi, in un momento in cui tutti i settori d’investimento (a parte forse quello dei metalli preziosi) sono in crisi.
Secondo me sul breve periodo si può fare qualche affare, ma sul lungo penso che ci saranno più default che buoni affari (tanto per restare nel campo finanziario).
Mi spiego meglio.
Il settore del collezionismo spesso è legato ad una moda del momento o ad un oggetto che ha un suo significato in un determinato periodo di tempo. Tanto per spiegarmi faccio l’esempio dei mini assegni e delle schede telefoniche: due settori collezionistici che per un breve periodo di tempo hanno fatto girare una gran quantità di soldi, ma che orami sono nel dimenticatoio. Soprattutto nel campo dei mini assegni (se non sapete di cosa si tratta basta che facciate una ricerca su Google…) ci sono persone che ci hanno investito capitali e che poi si sono ritrovate in mano solo pezzi di carta.
Gli altri due settori collezionistici più conosciuti, quelli dei francobolli e delle monete, sono in forte crisi. A dire il vero quello delle monete regge ancora sui pezzi più importanti: esemplari collezionistici top negli ultimi anni hanno segnato diversi record. Però i ragazzi oggi hanno altri interessi (soprattutto hi-tech) e quindi non si mettono più a collezionare monete come si faceva una volta quando le occasioni di divertimento erano di meno. Per non parlare dei francobolli: i ragazzi nati negli ultimi anni probabilmente non l’hanno neanche mai visto un francobollo. Per mandare un’email non c’è mica bisogno di attaccare un pezzo di carta gommata su un foglio
È più probabile che le future collezioni saranno incentrate sui videogame storici degli anni ‘70/’80 del secolo scorso (che già oggi muovono un discreto mercato), oppure sui primi dispositivi hi-tech come Pc, smartphone o iPad: oggetti che un domani ricorderanno a chi li colleziona loro la loro infanzia, così come i francobolli la ricordavano ai nostri nonni.
Quindi  tornando al discorso iniziale, il settore del collezionismo è molto influenzato dalle mode del momento e la passione nasce soprattutto nel periodo dell’adolescenza: il collezionista continuerà a comprare oggetti che gli ricordano quello che spesso è il momento più bello e felice della propria vita.
A questo punto, i collezionisti più attenti mi diranno: ma tu parli di pezzi seriali (come nel caso di francobolli, schede telefoniche, orologi, penne stilografiche, ecc...ecc..), le tavole originali non sono pezzi seriali ma sono tutti pezzi unici e per questo manterranno il loro valore nel tempo. Questo però non è propriamente vero. Ossia è vero che le tavole originali sono pezzi unici, ma sono strettamente legati al medium da cui sono tratte, ossia il fumetto. E siccome anche il fumetto segue le sue mode, anche le tavole originali saranno influenzate dal tempo che scorre.
Mi spiego meglio e per farlo metto da parte le tavole e mi ricollego al collezionismo degli albi a fumetto. Prima di tutto ricordiamoci che il fumetto è una forma artistica relativamente giovane: se la inseriamo nella sequenza delle sette arti ufficiali (Architettura · Musica · Pittura · Scultura · Poesia · Danza · Cinema) la troveremmo dopo il cinema, all’ultimo posto in ordine di nascita. In pratica il fumetto ha circa un secolo di vita e quindi ipoteticamente potremmo avere persone che hanno collezionato fumetti fin dal suo esordio come forma d’arte (cosa ovviamente difficile).
Ora il collezionismo di albi a fumetti è strettamente legato al periodo dell’infanzia/adolescenza di cui ho accennato prima. In pratica i fumetti che porteremo nel cure per tutta la vita sono quelli letti durante gli anni spensierati di quando eravamo dei ragazzini. A volte i momenti più belli che si ricordano di quando eravamo piccoli sono legati agli albi a fumetti. Di sicuro c’è il collezionista che si ricorda il suo caro nonno che lo portava la domenica mattina a comprare il suo fumetto preferito, o quello che riporta alla mente la grande emozione che provava quando la mamma gli dava qualche spicciolo per andarsi a comprare un fumetto.
Ovviamente un appassionato di fumetti la passione la coltiverà anche negli anni successiva, ma di certo quando si passa da una semplice lettura di fumetti ad una forma di collezionismo, i primi che si vanno a cercare di recuperare sono quegli albi che si leggeva con tanta passione durante gli anni della giovinezza.
Per questo i fumetti seguono di pari passo la vita dei collezionisti: per capire questo concetto pensiamo al mercato dei fumetti d’anteguerra, un settore che fino a qualche anno fa aveva raggiunto prezzi altissimi e oggi spesso vengono svenduti per poche decine di euro. Perché questo? Perché i collezionisti di fumetti d’anteguerra, o sono morti (scusate il passaggio macabro…) o ormai hanno completato la loro collezione e sono usciti dal mercato.
A ciò si aggiunge l’aspetto fondamentale della crisi: ossia non c’è stato un ricambio generazionale. Di certo un collezionista cinquantenne che vuole spendere cifre alte per la sua collezione di fumetti, di sicuro le spenderà per Diabolik o Tex, così come un trentenne le potrebbe spendere per Dylan Dog (anche se a causa della grande quantità di albi forse l’indagatore dell’incubo non raggiungerà mai cifre record).
È difficile quindi che oggi un collezionista giovane si appassioni alla lettura e quindi al collezionismo del fumetto d’anteguerra. Così come è difficile che un domani possano nascere nuovi appassionati di Tex, visto che oggi gli stimoli ai giovani sono dati dai videogiochi o da internet.
Pertanto un collezionista di tavole originali si muove come un collezionista di fumetti: andrà a collezionare i fumetti a cui tiene di più e che spesso ha letto durante gli anni dell’infanzia. In questo modo il collezionismo di tavole originali si è diviso in settori che spesso non s’incontrano tra di loro: ad esempio un collezionista Disney difficilmente colleziona anche supereroi (e viceversa), oppure un collezionista Bonelli difficilmente si metterà a comprare tavole di autori francesi. Ovviamente queste sono generalizzazioni, perché poi c’è sempre quello che colleziona un po’ di tutto oppure l’appassionato Disney che colleziona anche supereroi (come me ad esempio…), però in linea di massima ormai si è creata questa settorialità ed è giusto che sia così.
In qualsiasi collezione è pretenzioso dire di voler collezionare di tutto: i grandi collezionisti di qualsiasi tipologia collezionistica hanno un proprio settore di riferimento su cui si muovono principalmente e poi se capita qualche altre cosa che fuoriesce dal proprio settore, ma l’apprezzano lo stesso, allora l’inseriscono nella propria collezione. Per il mondo del fumetto però (e di rimando per le tavole originali) negli ultimi anni non è uscito un nuovo personaggio o una nuova serie che potesse destare l’interesse delle nuove generazioni in questo medium.
Oggi in Italia i fumetti più letti sono Tex, Diabolik, Disney: fumetti che hanno alle spalle anche 60 anni di vita editoriale. Possiamo tranquillamente dire che l’ultimo grande successo editoriale nel campo dei fumetti italiani è Dylan Dog, ossia un personaggio che ha oltre 25 anni… Oggi un ragazzino che vuole iniziare a leggere fumetti non trova alcuna novità in edicola, trova solo personaggi consolidati che spesso sono anche pensati per l’epoca in cui sono stati creati. Immaginatevi che stimolo un ragazzo può avere leggendo Dylan Dog che non utilizza un computer, uno smartphone, che non ha un profilo Facebook ecc…; per non parlare poi di Tex o di Diabolik che sono rimasti fossilizzati agli anni ’60 per delle scelte editoriali che mirano a non perdere i vecchi lettori, ma non ne conquistano neanche di nuovi.
E questo problema non riguarda solo il fumetto italiano: ad esempio se consideriamo gli Stati Uniti i fumetti più letti rimangono Spiderman, Captain America, i FF4, Batman, Wonder Woman, ossia personaggi che con decine di anni di vita editoriale alle spalle.
Quindi, cercando di tirare le fila del discorso e cercando di chiarire dove voglio andare a parare, vi faccio un esempio su tutti: Magnus, ossia l’autore più amato e collezionato del mondo del fumetto italiano. Le tavole di Magnus hanno un grande mercato, girano facilmente ed avere una tavola del “Sommo Maestro” è come avere in tasca denaro contante. I collezionisti di Magnus sono soprattutto 50/60enni che sono cresciuti con le avventure di Kriminal, Satanik o Alan Ford. Ma oggi un ragazzo non sa nemmeno chi sia Alan Ford, quindi un domani il mercato delle tavole di Alan Ford si andrà a restringere fino a scomparire così com’è scomparso il mercato dei fumetti d’anteguerra.
Oppure prendiamo Pazienza, un autore strettamente legato al periodo storico in cui è vissuto e che oggi quindi ha perso tutta quella sua carica innovativa che aveva allora. Pertanto mi chiedo: ma un domani Pazienza da chi potrà essere collezionato? E di questi esempi se ne possono fare molti.
Gli unici forse che potranno resistere al tempo sono Pratt, Crepax e Manara, per il semplice motivo che le loro creazioni hanno travalicato i confini del fumetto e sono entrati nell’immaginario collettivo (e anche culturale) italiano (e non solo).
In definitiva credo che collezionare tavole originali debba essere più un piacere che uno modo per far soldi. Bisogna comprare una tavola pensando solo all’emozione e non a quanto possa valere un domani. Un domani magari le tavole non varranno più nulla da un punto di vista economico, ma almeno saranno sempre belle da vedere e ci regaleranno delle emozioni. Quindi da un certo punto di vista è anche giusto “investire” nel settore delle tavole, perché se le cose vanno male almeno uno ha un oggetto bello da guardare: i titoli azionari, i Bot, i CCT non si possono mica incorniciare e benché mai sono capaci di dare emozioni.  

P.B.

p.s. ho buttato tanta carne al fuoco e sono sicuro che ci saranno molte puntualizzazioni e molti distinguo. Il mio obiettivo non è quello di dare delle direttive, ma anzi è quello di aprire una discussione. Quindi qualsiasi opinione sul mio articolo, positiva o negativa che sia, non solo è benvenuta, ma anzi richiesta.


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